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Storia

Immergiti nella storia del secolo scorso nel Vallon Popera, dove ancora oggi si possono osservare varie opere della Prima Guerra Mondiale: dall’ ex rifugio Sala, comando delle truppe, alle trincee e gallerie scavate dagli alpini, dallo strategico luogo storico del Passo della Sentinella, al sottostante Ghiacciaio Alto dove nel 1983 sono state ritrovate le spoglie del famoso Soldato Ignoto. In questi luoghi potrai rivisitare non solo gli anni della Grande Guerra, ma anche l’epoca della Seconda Guerra Mondiale con il noto Vallo Littorio, oltre al momento della posa della prima pietra del rifugio nel 1960. All’interno del rifugio sono inoltre conservati in un piccolo museo alcuni reperti bellici.

1915 – 1918: la Grande Guerra nel Passo della Sentinella​

“Il Passo è quasi azzurro stasera mentre calano le prime ombre della notte. Lontano in valle si vedono i bagliori dei lampi di un temporale. Quanti pensieri e quante emozioni in questa giornata.
È iniziata con un’alba piena di colori, che hanno lasciato il posto ad un cielo blu, poi le prime voci, i primi richiami, i primi alpini che sbucavano dal sentiero, uno dopo l’altro, fino a formare un’unica colonna nera che proseguiva sulla cresta che porta al Passo. Siamo saliti in silenzio, quasi per non disturbare, consapevoli di quanta storia avevamo intorno e in rispetto dei tanti eroi caduti.
Soffiava un forte vento gelido quando abbiamo raggiunto il Passo a ricordarci i lunghi inverni passati qui dai nostri soldati e nei nostri pensieri si susseguivano immagini e suoni di una guerra ormai lontana. Poi il rientro, l’incontro al rifugio e il concerto degli amici della banda che ha aperto i nostri cuori. L’espressione degli occhi di tutti, quei sorrisi, quei saluti, quegli abbracci fraterni: è stato un giorno speciale oggi, vorrei che ogni giorno fosse così! Più che un Pellegrinaggio mi è sembrata una grande festa, una festa dell’amicizia, tutti insieme, uniti, in quell’angolo di terra che i nostri alpini tanto hanno faticato a riconquistare e che porta il nome di Passo della Sentinella.”

 

16 aprile 1916 Conquista del Passo della Sentinella Sabato 16 aprile 2016: 100 anni della Conquista del Passo della Sentinella (1916 – 2016)

Una storia che per tanti sta nel profondo del cuore, in modo particolare se sotto il Passo della Sentinella sei nato o ci vivi. Ognuno ha cercato a modo suo di onorare questa ricorrenza: il gruppo alpini con una cerimonia e con festeggiamenti, ascoltando direttamente dalla voce di Damiano Leonetti il racconto dell’epica impresa; altri temerari hanno trovato il coraggio di salire con gli sci fino al Passo in una giornata cupa e nebbiosa. Non a caso la nuova generazione ha sentito la necessità di recarsi fin lassù, a sigillo della comprensione di quanto di importante è accaduto lì. Abbiamo voluto ricordare questo giorno con le parole del maggiore austriaco Ebner, che dalla Croda Rossa osservava l’attacco dei soldati italiani e la discesa dei Mascabroni da Cima Undici:
“Quale soldato mi fu doloroso assistere a tale catastrofe unicamente attraverso il binocolo, senza fare assolutamente nulla per concorrere a tentare di evitarlo.
Quale alpinista ho goduto lo spettacolo straordinario di quegli uomini, vestiti di bianco, che si precipitarono lungo il ripido canalone per corde, formando in brevissimo tempo, da Cima Undici nord al Passo della Sentinella una catena vivente, lungo la quale essi riuscirono a giungere fino alla postazione del Passo.”
 
A loro gloria e onore per l’eroica conquista, a noi il dovere morale di difendere in altri modi questo nostro angolo di terra, che porta il nome di Dolomiti del Comelico.

1939 – 1942: Il Vallo Alpino Littorio

Il Vallo Alpino Littorio è un insieme di fortificazioni eretto per difendere i confini italiani da una possibile invasione da parte della Germania nazista. Le fortificazioni vennero costruite in tempo record tra gli anni 1939 e 1942.
L’Italia di Mussolini aveva stipulato con la Germania di Hitler il 22 maggio 1939 una stretta alleanza: il Patto d’Acciaio, ma dopo l’invasione tedesca dell’Austria, Mussolini, non fidandosi dell’imprevedibile e potente alleato, scelse di costruire questo sistema difensivo che venne per questo motivo soprannominato “Linea non mi fido”. 

Una storia che per tanti sta nel profondo del cuore, in modo particolare se sotto il Passo della Sentinella sei nato o ci vivi. Ognuno ha cercato a modo suo di onorare questa ricorrenza: il gruppo alpini con una cerimonia e con festeggiamenti, ascoltando direttamente dalla voce di Damiano Leonetti il racconto dell’epica impresa; altri temerari hanno trovato il coraggio di salire con gli sci fino al Passo in una giornata cupa e nebbiosa. Non a caso la nuova generazione ha sentito la necessità di recarsi fin lassù, a sigillo della comprensione di quanto di importante è accaduto lì. Abbiamo voluto ricordare questo giorno con le parole del maggiore austriaco Ebner, che dalla Croda Rossa osservava l’attacco dei soldati italiani e la discesa dei Mascabroni da Cima Undici:
“Quale soldato mi fu doloroso assistere a tale catastrofe unicamente attraverso il binocolo, senza fare assolutamente nulla per concorrere a tentare di evitarlo.
Quale alpinista ho goduto lo spettacolo straordinario di quegli uomini, vestiti di bianco, che si precipitarono lungo il ripido canalone per corde, formando in brevissimo tempo, da Cima Undici nord al Passo della Sentinella una catena vivente, lungo la quale essi riuscirono a giungere fino alla postazione del Passo.”
 
A loro gloria e onore per l’eroica conquista, a noi il dovere morale di difendere in altri modi questo nostro angolo di terra, che porta il nome di Dolomiti del Comelico.

Il 21 novembre 1939, mentre la guerra in Europa era già iniziata senza il coinvolgimento dell’Italia, Mussolini diede l’ordine di fortificare massicciamente il confine settentrionale con la costruzione del Vallo Alpino Littorio.
Le posizioni delle fortificazioni vennero stabilite da una commissione militare, i terreni vennero acquistati o espropriati e per il duro lavoro, a volte anche pericoloso, gli operai ricevevano un salario fino a 50 lire al giorno.
La realizzazione delle opere fu pieno di difficoltà: dalla mancanza delle strade di accesso, in parte ancora da costruire e sostituite da teleferiche provvisorie, per far giungere i materiali nelle posizioni più impervie, al getto del calcestruzzo che poteva essere effettuato solo ad una temperatura superiore ai -5° C per cui, in alta montagna, soprattutto in inverno, i lavori erano fortemente limitati.

Per la costruzione dei diversi sbarramenti bisognava trasportare in loco, a ridosso del confine, materiale edile sotto gli occhi dell’”amico-nemico” che, venuto a conoscenza della costruzione del Vallo Alpino si oppose finchè Mussolini, il 4 ottobre 1942, fu costretto a ordinare la sospensione dei lavori.
In totale furono edificati circa 350 bunker che non vennero allestiti, 80 opere non vennero terminate come edificazione e rimasero solo i lavori di scavo. La maggior parte delle opere di artiglieria non fu equipaggiata perché gli affusti e le feritoie per i cannoni non vennero più consegnate.
Il costo dell’opera, rilevato da documenti datati 1942, fu di Lire 544.000.000.

La catena di fortificazioni però non ostacolò nessun attacco del nemico: i nazisti, quando invasero l’Italia, passarono attraverso l’Alto Adige senza trovare alcuna resistenza in quanto erano considerati alleati e non ci furono ordini di contrastarli.
Viste le attrezzature usate, non efficienti come le attuali, e il poco tempo impiegato per la realizzazione, la costruzione del Vallo Alpino Littorio è da considerarsi un’impresa.
Uno dei bunker del Vallo Alpino si trova nei pressi di Monte Colesei.
Ora lo si può ammirare solo dall’esterno percorrendo il sentiero che lo costeggia e da dove si possono osservare le costruzioni a cupola di calcestruzzo dove dovevano essere posizionati i pezzi di artiglieria per la difesa del Passo Monte Croce Comelico.

All’interno, il forte è disposto su tre piani: un corridoio centrale che attraversa in longitudine la Croda Sora i Colesei, dove era prevista la collocazione degli alloggiamenti delle truppe e altri 2 piani, uno inferiore e uno superiore dove sono dislocate le postazioni di difesa. È vietato entrare all’interno del forte che risulta essere un vero labirinto dal quale è difficile uscire.

Per la visita esterna alle fortificazioni del Vallo Littorio parti da Monte Colesei, seguendo il sentiero 15/A. Alla fine delle fortificazioni imbocca poi a sinistra il sentiero che porta a forcella Popera da dove potrai raggiungere il rifugio Berti per rientrare poi al parcheggio del Rifugio Lunelli. 

1960: La prima pietra del Rifugio

Il rifugio è dedicato al grande alpinista Antonio Berti “Cantore delle Crode” che ha esplorato e descritto dettagliatamente le Dolomiti Orientali.

Nel 1956, l’8 dicembre, dopo una breve malattia, si spense a Padova Antonio Berti, che vi era tornato dopo aver chiuso la sua attività professionale a Vicenza. Aveva 68 anni e alle spalle una vita spesa tra la sua professione di medico e la passione per la montagna; passione che lo aveva reso uno dei fondatori della sezione del CAI di Padova, ricoprendo fin da subito la carica di vicepresidente al fianco di Cattaneo. Fu un personaggio di primo piano nell’esplorazione dell’ambiente dolomitico e nella divulgazione della sua conoscenza realizzando numerose guide alpinistiche.

Nel 1959, al XXXI Convegno delle sezioni trivenete, tenutosi a Udine, fu momentaneamente accantonata l’idea di costruire un rifugio a lui dedicato, fu invece costituita la “Fondazione Berti”, fortemente voluta, in particolare, da Alfonso Vandelli e Carlo Minazio, con la finalità istituzionale, in primis, di costruire bivacchi fissi e poi di mettere in atto ogni azione diretta a promuovere la conoscenza e la frequentazione dell’ambiente dolomitico. Fu una iniziativa importante e che segnò le attività delle sezioni CAI negli anni successivi.

L’idea del rifugio non rimase però a lungo nel cassetto. Già nel 1960 iniziarono i sopralluoghi da parte dell’ing. Brunetta, di Redento Barcellan e di Camillo Berti. Il progetto fu approntato da Giulio Brunetta e dall’ing.Baroni; i materiali furono forniti dalla ditta Borel di Longarone, la teleferica da Mario Biso e Sandro Cisca, la trachite e i serramenti da Redento Barcellan e il geometra Iles diresse i lavori.

Il 2 settembre 1962 in Vallon Popera fu inaugurato il nuovissimo Rifugio Berti.
(CAI Padova “Cent’anni sui monti e tra la gente”)